La destinazione del TFR al fondo pensione può offrire numerosi vantaggi finanziari a lungo termine per il lavoratore dipendente. Meno tasse, più rendita, disponibilità immediata: versare il TFR in un fondo pensione conviene. Ecco 4 buoni motivi per versare il TFR in un fondo pensione.

La destinazione TFR al fondo pensione può offrire numerosi vantaggi finanziari a lungo termine per il lavoratore dipendente. Meno tasse, più rendita, disponibilità immediata: versare il TFR in un fondo pensione conviene. Ecco 4 buoni motivi per versare il TFR in un fondo pensione.
Cos’è il Trattamento di fine rapporto
Il TFR, trattamento di fine rapporto, è una parte (6,91%) della retribuzione annua che viene accantonata dal datore di lavoro per essere corrisposta al lavoratore dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro. Nel gergo comune è chiamato anche “liquidazione” o “buonuscita”. Spetta di diritto a tutti i lavoratori dipendenti, senza sottoscrivere alcun accordo specifico.
Si tratta di un “piccolo capitale” che si accumula negli anni di lavoro e che il lavoratore stesso può decidere come impiegare. Il lavoratore dipendente ha tempo 6 mesi, a partire dalla data in cui è stato assunto, per decidere se lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo pensione. Nel caso abbia deciso per l’azienda, è bene sapere che può poi in qualsiasi momento decidere di cambiare e destinare il TFR ad una forma di previdenza complementare.
Cos’è il Trattamento di fine rapporto
Il TFR, trattamento di fine rapporto, è una parte (6,91%) della retribuzione annua che viene accantonata dal datore di lavoro per essere corrisposta al lavoratore dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro. Nel gergo comune è chiamato anche “liquidazione” o “buonuscita”. Spetta di diritto a tutti i lavoratori dipendenti, senza sottoscrivere alcun accordo specifico.
Si tratta di un “piccolo capitale” che si accumula negli anni di lavoro e che il lavoratore stesso può decidere come impiegare. Il lavoratore ha tempo 6 mesi, a partire dalla data in cui è stato assunto, per decidere se lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo pensione. Nel caso abbia deciso per l’azienda, è bene sapere che può poi in qualsiasi momento decidere di cambiare e destinare il TFR ad una forma di previdenza complementare.
Motivo #1: Tassazione inferiore
Il primo motivo per versare il TFR in un fondo pensione è la tassazione. Al momento della liquidazione, infatti, l’impresa tratterrà un’aliquota fiscale pari alla media degli ultimi cinque anni. La percentuale minima, quindi, sarà del 23%. Il fondo pensione, invece, pur essendo tassato a sua volta, gode di condizioni agevolate: l’imposta massima non supera il 15%.
Facciamo un esempio. Se la liquidazione è, immaginiamo, di 30mila euro, al netto della tassazione l’azienda me ne darà non più di 23.100 (con una tassazione del 23%). Con il fondo pensione, invece, avrò diritto a non meno di 25.500 euro.
Motivo #1: Tassazione inferiore
Il primo motivo per versare il TFR in un fondo pensione è la tassazione. Al momento della liquidazione, infatti, l’impresa tratterrà un’aliquota fiscale pari alla media degli ultimi cinque anni. La percentuale minima, quindi, sarà del 23%. Il fondo pensione, invece, pur essendo tassato a sua volta, gode di condizioni agevolate: l’imposta massima non supera il 15%.
Facciamo un esempio. Se la liquidazione è, immaginiamo, di 30mila euro, al netto della tassazione l’azienda me ne darà non più di 23.100 (con una tassazione del 23%). Con il fondo pensione, invece, avrò diritto a non meno di 25.500 euro.
Motivo #2: Rendimento migliore nel lungo termine
Nel lungo periodo, la destinazione del Trattamento di fine rapporto (TFR) ad un fondo pensione conviene, anche perché assicura un rendimento migliore, ad esclusione dei periodi (limitati) ad alta inflazione come quello che stiamo vivendo dal 2022.
Quando il TFR viene versato in azienda, infatti, ha una rivalutazione pari al 75% dell’inflazione annua (l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertato dall’ISTAT) a cui si aggiunge un tasso fisso di +1,5%.
I fondi pensionistici, invece, vengono gestiti in modo tale da assicurare il miglior rendimento possibile
Nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022, illustra Covip nel suo commento, “il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti e al 2,9% per i Piani Individuali”. Il tutto a fronte di un TFR che, nello stesso periodo, si è rivalutato del 2,4% annuo.
Motivo #2: Rendimento migliore nel lungo termine
Nel lungo periodo, la destinazione del Trattamento di fine rapporto (TFR) ad un fondo pensione conviene, anche perché assicura un rendimento migliore, ad esclusione dei periodi (limitati) ad alta inflazione come quello che stiamo vivendo dal 2022.
Quando il TFR viene versato in azienda, infatti, ha una rivalutazione pari al 75% dell’inflazione annua (l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertato dall’ISTAT) a cui si aggiunge un tasso fisso di +1,5%.
I fondi pensionistici, invece, vengono gestiti in modo tale da assicurare il miglior rendimento possibile
Nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022, illustra Covip nel suo commento, “il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti e al 2,9% per i Piani Individuali”. Il tutto a fronte di un TFR che, nello stesso periodo, si è rivalutato del 2,4% annuo.
Motivo #3: Maggior flessibilità
Il TFR, di norma, viene liquidato solo al momento della chiusura del rapporto di lavoro. Possono tuttavia subentrare alcune situazioni di particolare necessità, quali la nascita di un figlio, una malattia grave o l’acquisto della casa, tali da mettere il lavoratore nelle condizioni di averne bisogno in anticipo. In questo caso, il dipendente può farne richiesta, ma l’azienda potrà anticipare una quota non superiore al 70%.
Chi lo destina a un fondo pensione, invece, può richiederne una quota anticipata pari al 75%. In più, tra le motivazioni per chiedere l’anticipo, oltre a quelle già citate si aggiunge la ristrutturazione di casa propria o dei figli.
Motivo #3: Maggior flessibilità
Chi destina il TFR a un fondo pensione può richiederne una quota anticipata pari al 75%. Per sostenere spese sanitarie a seguito di gravissime situazioni per terapie o interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche, che riguardano l’iscritto, il coniuge e i figli, si può ottenere fino al 75% della posizione individuale maturata. La richiesta può essere inoltrata in qualsiasi momento.
Per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa di abitazione per sé o per i figli si può ottenere fino al 75% della posizione individuale maturata. La richiesta può essere inoltrata soltanto dopo otto anni di partecipazione alla previdenza complementare.
Per ulteriori esigenze non documentate è possibile ottenere una somma fino al 30% della posizione individuale maturata. La richiesta può essere inoltrata solo dopo otto anni di partecipazione alla previdenza complementare.
Motivo #4: Sorti slegate dall’azienda
In assoluto il miglior motivo per destinare il TFR in un fondo pensione è il fatto che il destino del proprio TFR è slegato alle sorti imprenditoriali di un’azienda. Infatti, solo le aziende con più di 50 dipendenti hanno l’obbligo di investire il trattamento di fine rapporto in un fondo INPS. Tutte le altre, invece, lo trattengono in azienda e dovrebbero accantonarlo realmente, dato che la passività è inserita nello stato patrimoniale del bilancio.
Tuttavia, il bisogno di liquidità è costante e, soprattutto se l’azienda è di piccole o medie dimensioni, per far fronte alla necessità del quotidiano può aver bisogno di attingere a tutto il capitale disponibile.
In sostanza per le PMI è una pratica comune utilizzare l’accantonamento del TFR come autofinanziamento. Di conseguenza, nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro con l’azienda, i soldi del TFR potrebbero non essere disponibili immediatamente. Se abitualmente il TFR viene liquidato entro massimo 45 giorni, in caso di insolvenza o fallimento di un’azienda i tempi si possono allungare fino a 5 anni.
Naturalmente, questa possibilità non si presenta nel caso in cui i soldi siano depositati in un fondo pensione.
Motivo #4: Sorti slegate dall’azienda
In assoluto il miglior motivo per destinare il TFR in un fondo pensione è il fatto che il destino del proprio TFR è slegato alle sorti imprenditoriali di un’azienda. Infatti, solo le aziende con più di 50 dipendenti hanno l’obbligo di investire il trattamento di fine rapporto in un fondo INPS. Tutte le altre, invece, lo trattengono in azienda e dovrebbero accantonarlo realmente, dato che la passività è inserita nello stato patrimoniale del bilancio.
Tuttavia, il bisogno di liquidità è costante e, soprattutto se l’azienda è di piccole o medie dimensioni, per far fronte alla necessità del quotidiano può aver bisogno di attingere a tutto il capitale disponibile.
In sostanza per le PMI è una pratica comune utilizzare l’accantonamento del TFR come autofinanziamento. Di conseguenza, nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro con l’azienda, i soldi del TFR potrebbero non essere disponibili immediatamente. Se abitualmente il TFR viene liquidato entro massimo 45 giorni, in caso di insolvenza o fallimento di un’azienda i tempi si possono allungare fino a 5 anni.
Naturalmente, questa possibilità non si presenta nel caso in cui i soldi siano depositati in un fondo pensione.
Desideri ricevere una consulenza gratuita sulla gestione del TFR?
Se desideri ricevere una valutazione precisa di quanto la tua azienda può risparmiare con la gestione del TFR in fondi pensione, compila il form di richiesta informazioni riportato di seguito: sarai ricontattato da un nostro specialista per una valutazione personalizzata.
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La destinazione del TFR al fondo pensione può offrire numerosi vantaggi finanziari a lungo termine per il lavoratore dipendente. Meno tasse, più rendita, disponibilità immediata: versare il TFR in un fondo pensione conviene. Ecco 4 buoni motivi per versare il TFR in un fondo pensione.

La destinazione TFR al fondo pensione può offrire numerosi vantaggi finanziari a lungo termine per il lavoratore dipendente. Meno tasse, più rendita, disponibilità immediata: versare il TFR in un fondo pensione conviene. Ecco 4 buoni motivi per versare il TFR in un fondo pensione.
Cos’è il Trattamento di fine rapporto
Il TFR, trattamento di fine rapporto, è una parte (6,91%) della retribuzione annua che viene accantonata dal datore di lavoro per essere corrisposta al lavoratore dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro. Nel gergo comune è chiamato anche “liquidazione” o “buonuscita”. Spetta di diritto a tutti i lavoratori dipendenti, senza sottoscrivere alcun accordo specifico.
Si tratta di un “piccolo capitale” che si accumula negli anni di lavoro e che il lavoratore stesso può decidere come impiegare. Il lavoratore dipendente ha tempo 6 mesi, a partire dalla data in cui è stato assunto, per decidere se lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo pensione. Nel caso abbia deciso per l’azienda, è bene sapere che può poi in qualsiasi momento decidere di cambiare e destinare il TFR ad una forma di previdenza complementare.
Cos’è il Trattamento di fine rapporto
Il TFR, trattamento di fine rapporto, è una parte (6,91%) della retribuzione annua che viene accantonata dal datore di lavoro per essere corrisposta al lavoratore dipendente alla cessazione del rapporto di lavoro. Nel gergo comune è chiamato anche “liquidazione” o “buonuscita”. Spetta di diritto a tutti i lavoratori dipendenti, senza sottoscrivere alcun accordo specifico.
Si tratta di un “piccolo capitale” che si accumula negli anni di lavoro e che il lavoratore stesso può decidere come impiegare. Il lavoratore ha tempo 6 mesi, a partire dalla data in cui è stato assunto, per decidere se lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo pensione. Nel caso abbia deciso per l’azienda, è bene sapere che può poi in qualsiasi momento decidere di cambiare e destinare il TFR ad una forma di previdenza complementare.
Motivo #1: Tassazione inferiore
Il primo motivo per versare il TFR in un fondo pensione è la tassazione. Al momento della liquidazione, infatti, l’impresa tratterrà un’aliquota fiscale pari alla media degli ultimi cinque anni. La percentuale minima, quindi, sarà del 23%. Il fondo pensione, invece, pur essendo tassato a sua volta, gode di condizioni agevolate: l’imposta massima non supera il 15%.
Facciamo un esempio. Se la liquidazione è, immaginiamo, di 30mila euro, al netto della tassazione l’azienda me ne darà non più di 23.100 (con una tassazione del 23%). Con il fondo pensione, invece, avrò diritto a non meno di 25.500 euro.
Motivo #1: Tassazione inferiore
Il primo motivo per versare il TFR in un fondo pensione è la tassazione. Al momento della liquidazione, infatti, l’impresa tratterrà un’aliquota fiscale pari alla media degli ultimi cinque anni. La percentuale minima, quindi, sarà del 23%. Il fondo pensione, invece, pur essendo tassato a sua volta, gode di condizioni agevolate: l’imposta massima non supera il 15%.
Facciamo un esempio. Se la liquidazione è, immaginiamo, di 30mila euro, al netto della tassazione l’azienda me ne darà non più di 23.100 (con una tassazione del 23%). Con il fondo pensione, invece, avrò diritto a non meno di 25.500 euro.
Motivo #2: Rendimento migliore nel lungo termine
Nel lungo periodo, la destinazione del Trattamento di fine rapporto (TFR) ad un fondo pensione conviene, anche perché assicura un rendimento migliore, ad esclusione dei periodi (limitati) ad alta inflazione come quello che stiamo vivendo dal 2022.
Quando il TFR viene versato in azienda, infatti, ha una rivalutazione pari al 75% dell’inflazione annua (l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertato dall’ISTAT) a cui si aggiunge un tasso fisso di +1,5%.
I fondi pensionistici, invece, vengono gestiti in modo tale da assicurare il miglior rendimento possibile
Nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022, illustra Covip nel suo commento, “il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti e al 2,9% per i Piani Individuali”. Il tutto a fronte di un TFR che, nello stesso periodo, si è rivalutato del 2,4% annuo.
Motivo #2: Rendimento migliore nel lungo termine
Nel lungo periodo, la destinazione del Trattamento di fine rapporto (TFR) ad un fondo pensione conviene, anche perché assicura un rendimento migliore, ad esclusione dei periodi (limitati) ad alta inflazione come quello che stiamo vivendo dal 2022.
Quando il TFR viene versato in azienda, infatti, ha una rivalutazione pari al 75% dell’inflazione annua (l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertato dall’ISTAT) a cui si aggiunge un tasso fisso di +1,5%.
I fondi pensionistici, invece, vengono gestiti in modo tale da assicurare il miglior rendimento possibile
Nei dieci anni da inizio 2013 a fine 2022, illustra Covip nel suo commento, “il rendimento medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, è stato pari al 2,2% per i fondi negoziali, al 2,5% per i fondi aperti e al 2,9% per i Piani Individuali”. Il tutto a fronte di un TFR che, nello stesso periodo, si è rivalutato del 2,4% annuo.
Motivo #3: Maggior flessibilità
Il TFR, di norma, viene liquidato solo al momento della chiusura del rapporto di lavoro. Possono tuttavia subentrare alcune situazioni di particolare necessità, quali la nascita di un figlio, una malattia grave o l’acquisto della casa, tali da mettere il lavoratore nelle condizioni di averne bisogno in anticipo. In questo caso, il dipendente può farne richiesta, ma l’azienda potrà anticipare una quota non superiore al 70%.
Chi lo destina a un fondo pensione, invece, può richiederne una quota anticipata pari al 75%. In più, tra le motivazioni per chiedere l’anticipo, oltre a quelle già citate si aggiunge la ristrutturazione di casa propria o dei figli.
Motivo #3: Maggior flessibilità
Chi destina il TFR a un fondo pensione può richiederne una quota anticipata pari al 75%. Per sostenere spese sanitarie a seguito di gravissime situazioni per terapie o interventi straordinari riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche, che riguardano l’iscritto, il coniuge e i figli, si può ottenere fino al 75% della posizione individuale maturata. La richiesta può essere inoltrata in qualsiasi momento.
Per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa di abitazione per sé o per i figli si può ottenere fino al 75% della posizione individuale maturata. La richiesta può essere inoltrata soltanto dopo otto anni di partecipazione alla previdenza complementare.
Per ulteriori esigenze non documentate è possibile ottenere una somma fino al 30% della posizione individuale maturata. La richiesta può essere inoltrata solo dopo otto anni di partecipazione alla previdenza complementare.
Motivo #4: Sorti slegate dall’azienda
In assoluto il miglior motivo per destinare il TFR in un fondo pensione è il fatto che il destino del proprio TFR è slegato alle sorti imprenditoriali di un’azienda. Infatti, solo le aziende con più di 50 dipendenti hanno l’obbligo di investire il trattamento di fine rapporto in un fondo INPS. Tutte le altre, invece, lo trattengono in azienda e dovrebbero accantonarlo realmente, dato che la passività è inserita nello stato patrimoniale del bilancio.
Tuttavia, il bisogno di liquidità è costante e, soprattutto se l’azienda è di piccole o medie dimensioni, per far fronte alla necessità del quotidiano può aver bisogno di attingere a tutto il capitale disponibile.
In sostanza per le PMI è una pratica comune utilizzare l’accantonamento del TFR come autofinanziamento. Di conseguenza, nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro con l’azienda, i soldi del TFR potrebbero non essere disponibili immediatamente. Se abitualmente il TFR viene liquidato entro massimo 45 giorni, in caso di insolvenza o fallimento di un’azienda i tempi si possono allungare fino a 5 anni.
Naturalmente, questa possibilità non si presenta nel caso in cui i soldi siano depositati in un fondo pensione.
Motivo #4: Sorti slegate dall’azienda
In assoluto il miglior motivo per destinare il TFR in un fondo pensione è il fatto che il destino del proprio TFR è slegato alle sorti imprenditoriali di un’azienda. Infatti, solo le aziende con più di 50 dipendenti hanno l’obbligo di investire il trattamento di fine rapporto in un fondo INPS. Tutte le altre, invece, lo trattengono in azienda e dovrebbero accantonarlo realmente, dato che la passività è inserita nello stato patrimoniale del bilancio.
Tuttavia, il bisogno di liquidità è costante e, soprattutto se l’azienda è di piccole o medie dimensioni, per far fronte alla necessità del quotidiano può aver bisogno di attingere a tutto il capitale disponibile.
In sostanza per le PMI è una pratica comune utilizzare l’accantonamento del TFR come autofinanziamento. Di conseguenza, nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro con l’azienda, i soldi del TFR potrebbero non essere disponibili immediatamente. Se abitualmente il TFR viene liquidato entro massimo 45 giorni, in caso di insolvenza o fallimento di un’azienda i tempi si possono allungare fino a 5 anni.
Naturalmente, questa possibilità non si presenta nel caso in cui i soldi siano depositati in un fondo pensione.
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